La pessima informazione che ha colpito la stragrande maggioranza della popolazione è stata assai vigorosa nell'ambito della materia delle vaccinazioni. Prima, però, di analizzare l'attualità sarà opportuno ripercorrere, seppur brevemente, la storia delle vaccinazioni rimanendo fermo che, per chi volesse approfondire questa materia, si rimanda il lettore ai numerosissimi scritti sull'argomento che riporto, per economia di lettura, soltanto in parte - Storia della Vaccinazione - oltreché R. Rappuoli-L. Vozza, I vaccini dell'era globale, Bologna, Zanichelli, 2009, S. Bencivelli-D. Ovadia, E' la medicina, bellezza!, Roma, Carocci, 2016, R. Burioni, Il vaccino non è un opinione, Milano, Mondadori, 2016, R. Villa, Vaccini. Il diritto di non avere paura, Il Corriere della Sera, 2017.

Nell'antichità, seppur non fossero ancora ben chiare le ragioni scientifiche della questione, si osservava come, allorquando una persona fosse stata colpita da una malattia e ne fosse poi guarita, essa, successivamente, o non si sarebbe ri-ammalata della medesima malattia oppure, anche laddove vi fosse stata una recidiva, essa sarebbe stata in forma assai attenuata. Soltanto nel corso del 1700, dopo numerose resistenze, ed a causa della altissima mortalità registratasi per le feroci epidemie di quel secolo - si ricorda l'epidemia di peste del 1656 che colpì una parte del territorio italico e, in particolare, il Regno di Napoli provocando circa 240.000 morti solo intorno a Napoli, nel Granducato di Toscana, oltreché presso il Ducato di Milano; si ricorda ancora l'epidemia di vaiolo imperversante in tutta Europa che, a partire dalla metà del XVIII secolo, rappresentò la maggiore malattia endemica del mondo che causò centinaia di migliaia di morti - la vaccinazione si affermò come sistema di contenimento della mortalità portando, in seguito, a straordinari risultati come l'estirpazione del VAIOLO e la drastica riduzione, se non totale scomparsa, di malattie mortali come la difterite o la poliomielite.

La scoperta scientifica della vaccinazione la si deve ad un medico britannico, il Dott. Edward Jenner, il quale, verso la fine del settecento si dedicò per primo alla battaglia contro il vaiolo ottenendo sorprendenti risultati e così contribuendo a debellare la causa principale di mortalità nel Regno Unito ed in Europa. Vi sono, ovviamente, altri illustri studiosi – quali Emil Adolf von Behring e Shibasaburo Kitasato - che, nel corso del 1800, grazie ai loro studi clinici riuscirono a scoprire il vaccino contro la difterite ed il tetano inoculando a pazienti malati di tali patologie i vaccini antidifterico ed antitetanico basati sulla somministrazione della rispettiva tossina inattivata. I loro studi contribuirono a determinare la radicale riduzione della mortalità da quelle malattie.

Ai nostri giorni si è registrata tuttavia una contro-tendenza rispetto al ricorso alla vaccinazione come prevenzione, sia per la rapida diffusione sui social network di informazioni, per così dire, di natura "complottistica" riguardanti pretesi comportamenti interessati da parte delle "multinazionali del farmaco", il tutto, probabilmente, aggravato dal tiepido intervento delle competenti autorità sanitarie in termini di corretta e completa informazione.

L'informazione libera, come si direbbe oggi, corre sul web.

Tuttavia tale assunto non è sempre vero. E così, sulla base di una serie di illazioni assolutamente inconcludenti, e, per quello che diremo in seguito, prive di riscontro scientifico, si è voluto ritenere sussistente una relazione di causalità tra la somministrazione di uno specifico vaccino -originariamente il vaccino trivalente, anche detto MPR, Morbillo-Parotite-Rosolia- e l'autismo. La sorprendente teoria che rileva una relazione di causalità tra la vaccinazione e l'autismo origina da un articolo di un medico inglese, il Dott. Andrew Wakefield, apparso nel 1998 su una prestigiosa rivista scientifica, "The Lancet". Inutile dire come all'indomani dell'uscita di tale articolo si registrò una drastica riduzione delle vaccinazioni in tutta Europa e l'Italia non fu da meno. Come ha avuto modo di scrivere nel suo libro "La scienza in Tribunale" di L. Simonetti pagg. 42, Fandango Libri, 2018, richiamando ulteriori scritti sull'argomento, quell'articolo era "un insigne esempio di disonestà scientifica". Anzitutto, sulla base degli accertamenti effettuati, i dati scientifici di riferimento risultarono manipolati se non inventati di sana pianta mentre i coautori di quell'articolo ritirarono la loro firma, la rivista The Lancet ritrattò quell'articolo ed in seguito si scoprì, in rapida successione, che il dott. Wakefield aveva ricevuto ingenti somme da una associazione che stava preparando una class action contro le aziende farmaceutiche produttrici del vaccino trivalente e, ancora, che Wakefield, prima di pubblicare l'articolo, aveva comunque brevettato un metodo di somministrazione monodose dei vaccini che, a suo dire, avrebbe evitato le asserite conseguenze nefaste di una somministrazione simultanea. Il dott. Wakefield, infine, venne radiato dall'Ordine dei Medici nell'anno 2010.

La disinformazione interessata, in effetti, si nutre proprio dello scalpore e dello scandalo che talune notizie possono avvampare e della sfiducia diffusa nelle Istituzioni da parte della popolazione. La bufala della correlazione tra vaccinazione ed autismo, a questo punto, avrebbe dovuto sgonfiarsi da sola essendosi evidenziata l'assoluta inconsistenza degli studi del dott. Wakefield.

Così, purtroppo, non è stato.

Quella che era indiscutibilmente una bufala scientifica, già pubblicamente screditata dalla comunità medica e collocata quindi nella spazzatura, riprese pieno vigore in un contesto, appunto, di vasta diffidenza per la medicina contemporanea, diretta dalla equivalenza "multinazionali del farmaco=truffa ai danni del Popolo", aiutata dalla ignoranza diffusa sull'argomento come pure dalla ricerca di notizie scandalistiche dei media – oltre che, naturalmente, dagli scandali veri e propri della Sanità –. La nostra bufala d'altronde, come ogni teoria complottistica che si rispetti, mescola cose vere ad altre del tutto inventate od altre del tutto aberranti come la presenza di mercurio nei vaccini. Si veda, sul punto Grignolio; R. Rappuoli- L. Vozza già cit., pag. 29 e segg.).

Fin dal 1930 nei vaccini non si usa più, come fungicida e battericida, il mercurio, bensì una sostanza del tutto innocua, il TIOMERSALE. Purtroppo, però, il tiomersale contiene una sostanza dal nome poco felice, l'etilmercurio, che, appunto, richiama il metilmercurio sostanza, quest'ultima che, per accumulazione, può risultare tossica. Soltanto che l'etilmercurio è una sostanza del tutto diversa e del tutto inoffensiva nelle modeste dosi inoculate che viene utilizzata da oltre sessant'anni. Sarebbe come confondere il metanolo ( che è un veleno) all'etanolo che viene quotidianamente assunto sulle nostre tavole in quanto componente del vino.

Inoltre, in linea grandemente generale, i benefici che derivano dalle vaccinazioni superano di gran lunga il rischio di manifestare un'intossicazione causata dai derivati del mercurio; la quantità di Thiomersal risulta essere infatti molto al di sotto dei limiti considerati pericolosi, perciò è estremamente improbabile che si manifestino segni di neurotossicità legati alla sola vaccinazione. Non bisogna sottovalutare infatti il rischio che si corre non sottoponendosi o non sottoponendo il proprio bambino alle vaccinazioni (obbligatorie e non), che spesso rappresentano l'unica strategia di prevenzione a malattie gravi od invalidanti.

Ad ogni modo a far data dal 1999 anche tale sostanza è stata del tutto eliminata.

Nel 2003, inoltre, i risultati di diversi studi scientifici condotti in Danimarca e Svezia, dove i tassi di crescita dell'autismo sono continuati ad aumentare nonostante il Thiomersal, come detto, fosse stato già rimosso dai vaccini, hanno ancora una volta dimostrato l'esclusione di qualsiasi correlazione tra vaccini che contenevano thiomersal ed autismo (Hviid A, Stellfeld M, Wohlfahrt J, Melbye M. Association between thimerosal-containing vaccine and autism. JAMA 2003; 290: 1763-6).

La mancanza di tale associazione è stata documentata anche da uno studio retrospettivo del CDC pubblicato nel 2003 e da uno studio condotto nel Regno Unito pubblicato nel 2004 (Stehr-Green P, Tull P, Stellfeld M, Mortenson PB, Simpson D. Autism and thimerosal-containing vaccines: lack of consistent evidence for an association. Am J Prev Med 2003; 25: 101-6 oltreché Madsen K, Lauritsen M, Pedersen C, Thorsen P, Plesner A, Andersen P et al. Thimerosal and the occurrence of autism? Negative ecological evidence from Danish population based data. Pediatrics 2003).

Nel successivo anno 2004, infine, dopo aver riesaminato con metodo rigoroso più di 200 studi scientifici che si sono occupati di verificare la correlazione tra vaccini contenenti thiomersal e autismo, includendo le nuove evidenze scientifiche, gli Istituti Sanitari di quei paesi hanno definitivamente concluso come gli studi avessero fornito una prova evidente che non esistesse un'associazione tra vaccini che contenevano, appunto, thiomersal, e autismo.

La diffidenza verso la pratica vaccinale si è sempre manifestata, sin dall'ottocento, con argomentazioni non più assurde di quelle che vengono cavalcate oggigiorno ( all'epoca, ad esempio, si sosteneva che tutti coloro che fossero sottoposti alle vaccinazioni avrebbero potuto manifestare tratti bovini, senza considerare le motivazioni, del tutto fantasiose, legate a considerazioni eminentemente teologiche). Di fronte alla successiva minaccia di azioni legali per i danni che, seppur rari, potevano essere provocati dai vaccini – i quali, come per i farmaci, non possono considerarsi comunque sicuri al 100% - in molti paesi le case farmaceutiche cessarono di produrre vaccini. Da un punto di vista commerciale è in effetti logica tale iniziativa posto che, i vaccini, in assoluto, non rendono molto se si considera che, in modo un po' cinico, sarebbe certamente più redditizia la cura di una MALATTIA CRONICA (magari prevenuta dai suddetti vaccini) piuttosto che somministrare, una tantum, il vaccino stesso. Tant'è che, a causa della caduta verticale delle produzioni vaccinali gli Stati corsero immediatamente al riparo e, per incentivare la produzione dei vaccini da parte delle case farmaceutiche, appunto poco inclini a produrli in considerazione del maggior rischio di subire azioni legali potenzialmente devastanti, nel 1986 veniva varata negli U.S.A. una legge prevedente che il Tesoro Federale avrebbe dovuto accollarsi il risarcimento degli eventuali danni cagionati alle persone a seguito della somministrazione di vaccini obbligatori.

In Italia, con la L. 201/1992, si è prevista una normativa similare a quella varata negli U.S.A. che, inizialmente, riguardava soltanto le vaccinazioni obbligatorie ma che, successivamente, a seguito del pronunciamento della Corte Costituzionale, si è estesa anche a quelle facoltative. Ovvio che, affinché venga riconosciuto un risarcimento del danno, secondo la regola canonica, occorre provare il nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e l'autismo.

La battaglia, come ovviamente appare inevitabile, si spostava nelle aule di giustizia ove alcuni giudici, sulla base di alcune consulenze tecniche espletate da periti che, ahimè, si rifacevano proprio (sic!) alle teorie di Wakefield, riconoscevano un nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e l'autismo, così riconoscendo in prima battuta il risarcimento del danno ed alimentando, seppur indirettamente, la sfiducia verso questa pratica medica. E' proprio a causa di pronunciamenti favorevoli di questo tipo si accresceva e si è accresciuta, da una parte, il disorientamento delle persone in merito alla sicurezza dei vaccini e, dall'altra, si forniva nuova linfa alla "bufala" iniziale di Wakefield. Questo cortocircuito è verosimilmente originato dalla scelta dei periti, ovverosia di quegli esperti ai quali i giudici si rivolgono per ottenere risposte su questioni tecnico-scientifiche e che vengono selezionati, da Tribunale a Tribunale, in modi assai diversi.

D'altronde non esistono effettivi requisiti di competenza per l'esercizio dell'attività di consulente tecnico del Tribunale, né controlli efficaci (cft. M. Vellani "Consulenza tecnica nel diritto processuale civile" in Dig. Disc. Priv., Sez. Civ., IV, Torino, UTET, 1988) sulla competenza dei periti medesimi e, d'altronde, sebbene in teoria il giudice rappresenta il peritus peritorum, in realtà, la decisione della causa viene normalmente assunta sulla base degli esiti delle consulenze scientifiche più o meno accurate e/o corrette.

Ed allora merita essere segnalata la sentenza del Tribunale di Rimini del 15/03/2012 nella quale si individuava, sulla base di una perizia di un consulente poi totalmente rivista dal consulente dell'appello, un nesso di causalità tra il vaccino trivalente e l'insorgere della patologia autistica.

Questa sentenza, in prima battuta, veniva cavalcata da molti fautori della teoria anti-vax, macché, neanche a dirlo, veniva poi totalmente riformata dalla Corte di Appello di Bologna con sentenza del 13/02/2015.

Ed ancora, nel marzo del 2014 la Procura di Trani apriva una inchiesta contro ignoti per "lesioni colpose gravissime" onde verificare se vi fosse un collegamento tra l'autismo nei bambini ed il vaccino trivalente. L'inchiesta era condotta dal p.m. Michele Ruggiero, lo stesso, per capirci, della inchiesta sulle agenzie di rating, e quindi non certamente piegabile agli interessi dei poteri "forti", il quale era stato "avviato alla inchiesta" dal dott. Massimo Montinari, un medico della polizia conosciuto per le sue convinzioni antivacciniste e per la teoria che l'autismo potesse essere curato con l'omeopatia. Pochi giorni prima dell'inizio delle indagini infatti Montinari aveva partecipato come relatore ad un convegno su autismo e vaccini in cui era presente anche il dott. Ruggiero. Racconta il quotidiano "La Stampa" che, a quel convegno, Montinari aveva invitato dalla sua pagina Facebook "tutti i genitori affetti da danno vaccinale ad inviare le proprie testimonianze al p.m.". La denuncia da cui era partita l'inchiesta proveniva da una famiglia che si era avvalsa, come perito di parte, proprio del dottor Montinari, che, ovviamente, ne sosteneva la correlazione riempiendo la relazione tecnica di numerosi riferimenti agli studi di Wakefield.

Nel corso della suddetta inchiesta, tuttavia, i periti nominati dalla Procura della Repubblica smentirono la ricostruzione di Montinari e così, nel maggio del 2016, il p.m. chiedeva l'archiviazione per infondatezza della notizia di reato e, successivamente alla opposizione dei legali della famiglia, veniva definitivamente archiviata dal g.i.p. di quel Tribunale nel successivo novembre 2017 (tratto da "La scienza in Tribunale", Fandango Libri, 2018, Luca Simonetti, pag.63).

Più di recente la Suprema Corte di Cassazione è anch'essa intervenuta sulla correlazione tra i vaccini e l'autismo ( Cass. Civ. Sez. Lavoro, Ord. 11712/2017 nr. 29583), escludendola. In quella vicenda la Corte d'appello di Milano, nel 2011, aveva infatti negato la domanda volta al riconoscimento del diritto al beneficio assistenziale per danni vaccinali (di cui alla L. n. 210 del 1992), mentre i genitori sostenevano, in ciò assecondati da alcune perizie mediche, che la patologia contratta fosse dipendente causalmente dalle vaccinazioni somministrate (antitetano ed antidifterica, antipolio, antiepatite B, antimorbillo, antiparotite e antirosolia). Quindi, lo stesso giudice territoriale, ritenuta l'applicabilità del principio di equivalenza delle concause determinative dell'evento, aveva propriamente affermato che il trattamento vaccinale non potesse essere identificato come concausa della sindrome autistica da cui era affetto il minore: il CTU aveva in particolare escluso che tale sindrome potesse qualificarsi come complicanza post-vaccinica. La Cassazione ha quindi ritenuto di rigettare il ricorso avendo ritenuto condivisibile il ragionamento dei giudici di merito, in quanto sorretto da PERIZIA DOTATA DI ARGOMENTAZIONI APPROFONDITE E PRIVA DI VIZI LOGICI evidenziando, appunto, che questi avevano ESCLUSO che il ricorrente avesse sviluppato un quadro di encefalite post vaccinica e che la sindrome autistica potesse qualificarsi come complicanza derivata dalla somministrazione dei vaccini.

Altra recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione, che si richiama per completezza, ha poi nuovamente escluso tale correlazione (cft. Cass. Civ. 24959/17).

Con questo breve articolo non si vuol dire, ovviamente, che la realtà processuale sia sempre in linea con quella scientifica e fattuale – e numerosi errori giudiziari ne sono l'esempio emblematico – ma si vuol dire che la correlazione tra la somministrazione del vaccino e l'autismo è soltanto, allo stato, un convincimento basato su dati privi di alcun riscontro scientifico e quindi, come tale, non può essere fondatamente sostenuta in mancanza di prove del contrario accettate dalla comunità scientifica. Ritenere il contrario significherebbe sostanzialmente non riconoscere l'autorità della scienza medica che tanto ha fatto, e sta facendo, per l'eliminazione delle principali malattie nel mondo, così abbracciando teorie del tutto fantasiose talvolta sostenute, ad arte, da soggetti non sempre di specchiata limpidezza e buona fede.